Roger Pouillon et Fils
Tutto inizia nel 1947 a Mareuil sur Aÿ, un piccolo villaggio situato al centro della Grande Vallée de la Marne, quando Roger Pouillon, all’epoca vignaiolo presso un négociant di Champagne, decide di creare i suoi prodotti partendo dai pochi ettari dei vigneti di famiglia. In quasi 70 anni di storia Roger, suo figlio James e ora il nipote Fabrice hanno portato questa maison familiare a godere di un’ottima reputazione, ottenuta grazie a bollicine fini e complesse, che sono in grado di coniugare stile, tradizione e innovazione.
Oggi a capo della maison Roger Pouillon et Fils troviamo come detto Fabrice, capace di apportare tecniche nuove, rispettose dell’ambiente, in un regime che egli stesso ama definire di “coltura artigianale ragionata”, ispirato all’agricoltura biologica e biodinamica: niente chimica di sintesi, inerbimento tra i filari e lavoro in vigna a cavallo. Nei vigneti, che oggi si estendono per circa 15 ettari e sono suddivisi fra 68 parcelle divise fra Premier e Grand Cru, si coltivano chardonnay, pinot meunier e pinot noir, varietà che durante la fase di vendemmia portano a grappoli sani e maturi, raccolti manualmente. La cantina è una delle poche maison che tutt’ora tiene viva la tradizione di ospitare direttamente all’interno delle mura della proprietà i vendemmiatori. Le uve, non appena raccolte, vengono pressate nell’antica pressa verticale, che permette di estrarre dolcemente gli aromi più delicati. In cantina si sceglie la parcellizzazione totale, e ciascun appezzamento viene quindi vinificato separatamente, per perfezionare l’origine di ogni uva. Anche in cantina s’interviene il meno possibile, e le fermentazioni avvengono spontaneamente, grazie ai lieviti indigeni.
Più di dieci sono oggi le etichette realizzate, per un totale di circa 85.000 bottiglie prodotte, di cui il 30% viene esportato non solo in Europa, ma anche in USA, Giappone, Australia, Canada ed Emirati Arabi, a dimostrazione di un’attività commerciale molto diversificata.
Oggi a capo della maison Roger Pouillon et Fils troviamo come detto Fabrice, capace di apportare tecniche nuove, rispettose dell’ambiente, in un regime che egli stesso ama definire di “coltura artigianale ragionata”, ispirato all’agricoltura biologica e biodinamica: niente chimica di sintesi, inerbimento tra i filari e lavoro in vigna a cavallo. Nei vigneti, che oggi si estendono per circa 15 ettari e sono suddivisi fra 68 parcelle divise fra Premier e Grand Cru, si coltivano chardonnay, pinot meunier e pinot noir, varietà che durante la fase di vendemmia portano a grappoli sani e maturi, raccolti manualmente. La cantina è una delle poche maison che tutt’ora tiene viva la tradizione di ospitare direttamente all’interno delle mura della proprietà i vendemmiatori. Le uve, non appena raccolte, vengono pressate nell’antica pressa verticale, che permette di estrarre dolcemente gli aromi più delicati. In cantina si sceglie la parcellizzazione totale, e ciascun appezzamento viene quindi vinificato separatamente, per perfezionare l’origine di ogni uva. Anche in cantina s’interviene il meno possibile, e le fermentazioni avvengono spontaneamente, grazie ai lieviti indigeni.
Più di dieci sono oggi le etichette realizzate, per un totale di circa 85.000 bottiglie prodotte, di cui il 30% viene esportato non solo in Europa, ma anche in USA, Giappone, Australia, Canada ed Emirati Arabi, a dimostrazione di un’attività commerciale molto diversificata.