Cantine Astroni
Le Cantine Astroni sono una testimonianza unica della viticultura “metropolitana”, in quella che è una delle città più estese del suolo italiano. Accanto alla forte urbanizzazione di Napoli, le vigne delimitate dal Parco degli Astroni si inerpicano sulle colline tufaceo-vulcaniche, affondando le proprie radici in una storia che si intreccia con il mito e la leggenda. “Campania felix” era l’appellativo con cui lo storico greco Polibio aveva descritto questo fortunato territorio dello stivale, che all’epoca produceva il vino assolutamente più apprezzato dagli Imperatori romani, il Falernum. Ai nostri giorni è la regione a detenere il primato per maggior quantità di vitigni autoctoni, nonostante ad inizio ‘900 la fillossera abbia completamente decimato la popolazione vegetale allora esistente. Ed è da questa eredità che trae origine la filosofia di continua ricerca adottata da Vincenzo Varchetta, esponente della quarta generazione di viticoltori, insieme all’aiuto dell’esperto enologo Gerardo Vernazzaro .
I vini delle Cantine Astroni crescono sulle pendici esterne del cratere che dona il nome alla cantina, i cui suoli sono il risultato della stratificazione di lapilli e ceneri legati ad un eruzione flegrea avvenuta circa 4000 anni fa, da cui trassero origine i laghi e le alture che caratterizzano il panorama della zona. Questa ha ereditato dall’eruzione il cosiddetto bradisismo, ossia un moto profondo e perpetuo che ciclicamente solleva e abbassa il suolo. I profumi di questo ambiente bucolico e le sferzanti brezze di aria salata avvolgono le viti di Piedirosso e Falanghina, due grandi vitigni autoctoni di cui Varchetta si fa portavoce, cercando di far loro guadagnare la fama internazionale che meritano. Allevate a guyot, le uve vengono vendemmiate manualmente e la fermentazione avviene in vasche di acciaio inossidabile, che mantengano il tono autorevole caratterizzante dei vini, senza modificarne il quadro organolettico.
I rossi e i bianchi delle Cantine Astroni sono il risultato della scelta di Vicenzo, bisnonno ed omonimo dell’attuale proprietario, che nel 1892 decise di rafforzare la propria attività, rendendola sua unica occupazione. I tempi erano maturi e la tenuta, collocata all’interno nientemeno della riserva di caccia di Ferdinando di Borbone, ben si presentava a raccogliere i frutti di questi terreni così geologicamente variegati e ricchi come pochi altri. Il figlio Giovanni, una volta tornato dalla Seconda Guerra Mondiale, riuscì a realizzare completamente il progetto imprenditoriale di suo padre, trasmettendo la propria passione anche a figli e nipoti. È così che le competenze tradizionali ereditate dall’esperienza sono arrivate fino a noi, grazie a queste meravigliose e gustose etichette, che ci aiutano a raccontare una storia che prima di noi scoprirono i saggi romani