Tenuta Belvedere
Tra le amene ambientazioni dell’Oltrepò Pavese, dove la pianura incomincia a incresparsi creando verdeggianti colline e rilievi, sorge a Montecalvo Versiggia la Tenuta Belvedere, rinata ad opera del giovane e promettente vignaiolo Gianluca Cabrini. Ristrutturata recentemente nel 2013, questa cantina produceva attivamente durante gli anni del secolo scorso sotto la proprietà della famiglia Sarchi Faravelli, cadendo quasi in disuso dopo la morte del suo fondatore nel 2004. È proprio grazie a Gianluca, precedentemente lavoratore nel settore automobilistico e al contempo animato da una vibrante passione per la viticoltura e per il terroir oltrepadano, che Tenuta Belvedere rinasce nel 2013 e si voca interamente alla vinificazione organica e sostenibile di etichette estrose ma comunque fortemente legate alla tradizione territoriale.
I vigneti di Tenuta Belvedere ricoprono una superficie di circa 10 ettari sulle colline limitrofe a Montecalvo, dove il clima mitigato dalle correnti marittime provenienti dal Mar Ligure e il suolo a base di argille e calcari di origine marina perfettamente drenante rendono quest’area oltrepadana perfetta per la produzione di Pinot Nero. Anche i vitigni autoctoni trovano però un’ottima ambientazione, rivelando un legame territoriale particolarmente marcato soprattutto attraverso la Bonarda rifermentata in bottiglia e alla Croatina, che rappresentano bottiglie veraci e piacevolmente rustiche, capaci di rispecchiare perfettamente la tradizione vinicola storica di queste colline.
Le etichette di Tenuta Belvedere vengono prodotte senza l’uso assoluto di sostanze chimiche di sintesi, abbracciando a pieno titolo una filosofia produttiva fedele a Madre Natura, da Gianluca considerata al pari di un socio di maggioranza della sua realtà: la viticoltura risulta al minimo impatto ambientale, con concimazioni organiche effettuate solo se necessario prima dei mesi invernali, inerbimento spontaneo tra i filari e trattamenti ridotti all’utilizzo unico di rame e zolfo. L’integrità dei grappoli è salvaguardata e controllata sin dalla vendemmia, svolta rigorosamente a mano in piccole cassette e posta a severi controlli di integrità una volta in cantina: anche l’uso di solfiti è ridotto al minimo indispensabile per mantenere uve sane che, attraverso lieviti indigeni, verranno vinificate per rappresentare nei calici la tradizione d’Oltrepò coniugata con l’innovazione artigianale di questo promettente vignaiolo