I Luoghi

I Luoghi, un concentrato allo stato puro di fresca giovinezza, personalità vera e finezza gustativa, nel cuore pulsante del Bolgheri enologico. Dai primi anni del Duemila a Castagneto Carducci, i padroni di casa e anima viva della cantina sono Stefano Granata e Paola De Fusco, rispettivamente ingegnere elettronico ed enologa. Appassionati e curiosi estimatori della viticoltura italiana da sempre, spinti forse dal ricordo dei nonni e bisnonni produttori di vino fin dal 1900, hanno finalmente realizzato il sogno e il lavoro di una vita: mettere in piedi un’azienda “loro” al cento per cento. Grazie ad alcuni incontri con consulenti enologici del calibro di Attilio Scienza e Gioia Cresti, I Luoghi ha finalmente dato vita al suo vino, espressivo, caratteriale, personale. Un inno di territorialità di questa fascia di costa, circondata dal mare e dalle dolci colline, dotata di condizioni pedoclimatiche uniche e singolari.

L’azienda vitivinicola I Luoghi si estende su un totale di 5 ettari di proprietà, suddivisi in 3,5 ettari di vigneto e 1 ettaro di uliveto. I nuovi vigneti sono stati realizzati nel 2002, con un sesto d’impianto ad alta densità e con la scelta del cordone singolo e doppio come forma di allevamento. I suoli sono qui composti per la maggior parte da sabbia, coltivati secondo i principi dell’Agricoltura Biologica, certificata anche in etichetta. Madre Natura ha ricompensato questi vignaioli così sensibili e rispettosi del territorio, posizionando il vigneto “Pineta di Carolo” in una località di tutto pregio, all’interno di un’area in cui la caccia è vietata, dove sono i fagiani ad operare una naturale potatura, alleggerendo la pianta degli acini più succosi.

Stefano e Paola si sono sempre schierati dalla parte della natura nella conduzione della loro azienda I Luoghi, bandendo l’utilizzo di prodotti chimici di sintesi e di diserbanti in vigna e riducendo al minimo le concimazione al fine di mantenere in vita l’equilibrio vegetale e produttivo delle piante. Anche in cantina si cerca di toccare il mosto il meno possibile, avviando fermentazioni spontanee con soli lieviti naturalmente presenti sulle bucce degli acini e effettuando quotidianamente rimontaggi e follature leggere. Un lampo di viticoltura sincera e artigianale, in uno dei comprensori storicamente rinomati per il predominio dell’enologia più interventista. Buona fortuna a questi giovani vignaioli dalle belle e ambiziose speranze!