Camillo Donati
Camillo Donati incarna una delle storie più genuine e autentiche dell'Emilia vitivinicola. Immergersi nella lettura di questo ricco e felice capitolo, significa toccare con mano il valore di un vino tanto bistrattato quanto osannato come il Lambrusco. Per il rosso frizzante più noto d’Italia non è sempre stato rose e fiore e le realtà che hanno contribuito a mantenere in vita le radici tradizionali di questo vino, vale la pena esaltarle. A Felino, a 20 chilometri a sud di Parma, nell’angolo più verace di Emilia, Camillo Donati si comporta da vero custode della terra, portavoce di un modello di agricoltura di antico retaggio che oggi torna (più che mai) ad essere un modello da imitare.
La cantina Camillo Donati si presenta come una realtà vinicola famigliare al cento per cento. Prima con nonno Orlando, il primo ad aver impiantato la vite nel 1930, a seguire con papà Orlando. Camillo ha avuto due grandi ed esigenti maestri, con loro ha iniziato a muovere i primi passi in vigna, ad immagazzinare pillole di saggezza contadina, per poi intraprendere la sua strada di artigiano. Oggi gli ettari sono 15, suddivisi in due distinti corpi, il primo sulla collina di Sant’Andrea di Barbiano, a circa 300 metri di altitudine, caratterizzata da suoli ricchi di argilla, limo e calcare con una felice esposizione a sud-est e il secondo in affitto in località Vidiana, a 250 metri sul livello del mare con piante che vantano 30 anni di età. Una sola è invece la filosofia di approccio alla natura: nessun concime e nessun diserbante, ma tanta biodiversità tra i filari.
I vini di Camillo Donati vogliono essere concreti, conviviali e territoriali: non si utilizzano lieviti selezionati, ma si preparano pied de cuve differenti a partire da sole uve di proprietà, non si forza la temperatura e non si ricorre ad alcun tipo di chiarifica o filtrazione. I ‘re indiscussi’ della cantina rimangono i rifermentati in bottiglia, quei frizzanti naturali che Camillo, insieme ad altri vignaioli riuniti nel gruppo ‘Emilia Sur Li’, si impegna a valorizzare e comunicare. “Tutto questo per noi non è un semplice lavoro, bensì un modus vivendi, che ci permette di vivere in simbiosi con la Natura, condividendo il meraviglioso ciclo annuale della vite, assaporando l’alternarsi delle stagioni”. Così scrive Camillo e così bisognerebbe vivere questo mestiere!